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Piazza Pretoria: i segreti della “fontana della vergogna”
Fontana Pretoria, che si trova nell’omonima piazza a Palermo, è un suggestivo monumento che attira migliaia di turisti da tutto il mondo. Considerata da molti una delle più belle fontane d’Italia, è stata per lungo tempo ritenuta dai palermitani come il simbolo della corruzione e del malcostume di alcuni rappresentanti della vita civile e politica del XVIII e XIX secolo.
Oggi incanta più di allora anche per le leggende ad essa collegate, come quella che vuole un convento di monache di clausura costruito proprio lateralmente alla piazza dal quale uscivano le sorelle che, mortificate e vergognate dall’oscena nudità delle statue, evirarono le indecenti sculture durante la notte.
Rinominata dai palermitani come piazza della Vergogna, a causa della nudità delle statue che compongono la fontana, è accompagnata da una storia molto curiosa. Forse non tutti sanno che inizialmente questa fontana era stata progettata e costruita in Toscana, e solo in un secondo momento trasportata a Palermo.
Il monumento risale alla metà del 1500, quando il nobile spagnolo Don Luigi Toledo decise di abbellire il giardino della sua villa a Firenze con una monumentale fontana, che comprendeva 48 statue che rappresentavano figure mitologiche e putti. Ma nel 1552 Don Luigi Toledo morì ed il figlio, pieno di debiti fino al collo, decise di mettere in vendita la fontana.
Considerata un vero capolavoro, non ebbe difficoltà a trovare un nuovo acquirente e fu così che venne acquistata dal senato palermitano per essere posta davanti il palazzo Pretorio. Si narra che il senato ci tenesse talmente tanto a questo capolavoro che furono addirittura demolite diverse abitazioni pur di fare posto al monumento.
E così la fontana venne smontata, caricata sulle navi, portata fino a Palermo e poi rimontata con la supervisione di Camillo Camilliani, figlio di Francesco che ultimò i suoi interventi nel 1581.